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Sede: Via Castelvecchio, 1513 - Castelseprio (VA)
Info: Il complesso monumentale di Torba, situato ai piedi del parco archeologico di Castelseprio, ha origine tra il V e il VI secolo, epoca a cui risale la costruzione della Torre, utilizzata come avamposto militare romano del vicino castrum. Torba mantenne la funzione difensiva, oltre che di centro amministrativo, Goti e i Bizantini per diventare, in epoca longobarda, sede di una comunità di monache benedettine. A testimonianza di questa trasformazionesi possono ammirare gli splendidi affreschi di soggetto religioso che decorano gli interni della Torre, realizzati alla fine dell’VIII secolo quando le monache riutilizzarono l'edificio come oratorio e sepolcreto, costruendo in seguito la Chiesa e il Monastero adiacente. La Sala superiore era interamente affrescata con temi legati alla figura di Gesù e alla sua glorificazione: sulla parete est è ancora visibile l’immagine di Cristo benedicente seduto in trono. Sulla parete ovest vi sono due ordini di figure rappresentate in una scena d’intercessione: un gruppo di sante in alto e una teoria di otto monache in basso, di cui da notare la particolare gestualità delle mani che richiama le devozionali che ritmavano la giornata delle sorelle. Il primo piano della Torre, originariamente adibito a sepolcreto, conserva le tracce delle monache sepolte nella torre, di cui rimane l’affascinante volto di Aliberga, simbolo della spiritualità di Torba, il cui nome longobardo è stato sostituito, in una scritta successiva, da Casta Abba(tissa). Abbandonato definitivamente dalle religiose nel 1482, il fu successivamente adibito a cascina rurale fino a quando, dopo un lungo periodo di degrado, nel 1977 venne donato al FAI - Fondo Ambiente Italiano e, in seguito ai necessari lavori di restauro e recupero, aperto al pubblico nel 1986.
Tel. 0331 820438
Sito web: archeologiamedievale.unisi.it/castelseprio/larea-archeologica/torba
Sede: Corte del Pozzo - 21050 Porto Ceresio (VA)
Info: La Corte del Pozzo è parte del nucleo antico di Porto Ceresio. In 11 stanze restaurate sono raccolti, a tema, oggetti riguardanti la vita quotidiana e le risorse degli abitanti relativi al periodo 1850-1940 circa. Sono rappresentati: la coltivazione dei boschi e la lavorazione del legno, la produzione del vino, la pesca, l'agricoltura e la stalla; la cucina e la preparazione degli alimenti; la camera da letto e gli oggetti dell'igiene; il mondo femminile con indumenti, ricami e la coltivazione del baco da seta; oggetti della pietà popolare. Una sezione è dedicata agli scultori e agli artisti del paese attivi nel XIX e XX secolo. La stanza principale è adibita a Mostra permanente illustrativa delle opere di pittura e stuccatura realizzate dagli Appiani, all'estero, nel 1600 e 1700. Chiude la corte un giardino con tre porticati con barche, carri agricoli e un carrello delle ex miniere di scisti bituminosi attive nel'800.
Tel. 02 66711998
Sito web: https://www.beniculturali.it/luogo/raccolta-etnografica-appiani-lopez
Sede: Via Carlo Giuseppe Veratti 20, 21100 Varese VA
Info: Sala Veratti, sull’omonima via e a due passi dal Broletto, era il refettorio dell’ex convento di Sant’Antonio, oggi adibito a spazio per piccole mostre d’arte ed esposizioni dei Musei Civici. È un ambiente piccolo ma estremamente suggestivo, riccamente decorato da affreschi fra cui spiccano quelli del pittore varesino Pietro Antonio Magatti (1691-1767). La sala non è, come apparentemente può sembrare, un ambiente a sé stante ma appartiene ad un corpus di edifici più ampio e di antiche origini. Essa infatti afferiva all’ex convento di Sant’Antonino la cui storia inizia nella metà del 1500. Nel 1567, Carlo Borromeo, in seguito alle disposizioni del Concilio di Trento, ordina la soppressione del convento di S. Antonino a Luvinate (VA), pensando di trasferire le monache benedettine a Milano. La comunità di Varese fa opposizione a tale trasferimento e mette a disposizione 300 scudi d’oro per la costruzione di un nuovo convento in città. Nel 1568, la Curia dà il permesso per la costruzione del Monastero e l’anno successivo viene scelto, con l’assenso di Carlo Borromeo, il luogo dove sarebbe sorto l’edificio conventuale. Il terreno, compreso tra gli odierni Corso Matteotti, Piazza Carducci, via Broggi e via Veratti, viene scelto per la sua centralità che favoriva l’ingresso delle fanciulle, dato che le monache oltre ai compiti della vita monastica, avevano quello di educare le bambine del borgo di Varese e di Velate. Le case preesistenti vengono gradatamente adattate alle esigenze del Monastero. In parte sono abbattute e ricostruite sotto la guida di esperti costruttori tra i quali Giuseppe Bernascone che, come rivelano alcuni documenti, era stato interpellato dalle monache agli inizi del 1600 per lavori di ampliamento, tra i quali l’edificazione del chiostro, mentre già dal 1599 inizia la costruzione del refettorio, oggi sala Veratti. Nel 1789, per ordine dell’Imperatore Giuseppe II, il Monastero viene soppresso. Nello stesso anno l’intero complesso è acquistato, tramite asta pubblica, da Pietro Veratti che lo trasforma in casa con annesse botteghe. Molte sono le modifiche apportate già nei primi anni del 1800: l’abbattimento dei locali di servizio della chiesa, della sagrestia, del campanile, e la divisione della chiesa in più vani. Dal 1986 la Sala è di proprietà del Comune di Varese.
Tel.0332 281913
Sito web: https://www.museivarese.it/sedi/sala-veratti/
Sede: Via Cagnola 21, 21045 Gazzada Schianno VA
Info: L’Istituto Superiore di Studi Religiosi Beato Paolo VI di Villa Cagnola nasce per volontà del Nobile Guido Cagnola che nel 1946, donando la sua Villa di Gazzada, desiderava venisse fondato un centro che unisse intendimenti scientifici di promozione dello «studio dei problemi religiosi» e finalità pratiche di formazione «del clero e del laicato» per elevare la «vita religiosa e spirituale del popolo italiano». Il ruolo della cultura nel dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo, già chiaro nei primi contatti di Montini con Villa Cagnola, si tradusse nella creazione, il 2 giugno 1960, dell’Istituto Superiore di Studi Religiosi, come un luogo di incontro e centro studi per la promozione del dialogo tra diverse culture e religioni. Nel 1976 venne costituito un secondo istituto «la Fondazione Ambrosiana Paolo VI» alla quale fino al 2017 vennero affidate le attività di studio e ricerca per l’organizzazione della maggior parte dei Convegni di Studi Religiosi (la c.d. Settimana Europea, un progetto la cui proposta venne da Papa Paolo VI apprezzata e giudicata suggestiva). Nel 2017 La Fondazione Ambrosiana Paolo VI è stata incorporata nell’ISSR che ha assunto la nuova denominazione di ISSR Beato Paolo VI e che prosegue nell’attività che da oltre mezzo secolo l’ha contraddistinto come un qualificato laboratorio di ricerca e di elaborazione della cultura cattolica.
Tel. 0332 461304
Sito web: https://villacagnola.com/our-story/
Sede: Piazza Litta, 1, 21100 Varese VA
Info: Villa Panza, nota in tutto il mondo come centro d’arte contemporanea, ha origini che risalgono al Settecento, quando il marchese Paolo Antonio Menafoglio individuò sulla sommità del colle di Biumo, a Varese, il luogo ideale per la sua casa di campagna. Ampliata grazie ai successivi interventi di Luigi Canonica a inizio Ottocento e Piero Portaluppi negli anni ‘30 del Novecento, la dimora assunse una nuova destinazione quando il conte Giuseppe Panza dagli anni ’50 iniziò a creare una collezione d’arte del XX secolo, divenuta nel tempo nota in tutto il mondo. Oltre 150 opere di artisti americani, ispirate ai temi della luce e del colore, convivono in armonia con gli ambienti antichi, gli arredi rinascimentali e le preziose raccolte di arte africana e precolombiana. Un perfetto dialogo che rispecchia l’intuito e la sensibilità di Giuseppe Panza, che individuò nella luce limpida e quasi trascendente del luogo il principio guida delle sue scelte artistiche. Emblematica in tal senso l’ala dei rustici, che ospita ora una stupefacente galleria di opere d’arte ambientale site specific, quasi un tempio consacrato all’elemento luminoso. Tra queste spiccano i lavori di Dan Flavin, di cui la collezione vanta la più grande concentrazione di opere perennemente esposte, James Turrell e Robert Irwin. Sede di mostre dal respiro internazionale, Villa Panza offre un'esperienza sensoriale, anche per i più piccoli con un calendario di attività dedicato. Qui è possibile trascorrere un'intera giornata immersi nell'arte, tra i 33.000 mq di parco arricchito da opere di Land Art e il Ristorante "Luce".
Tel. 0332 283960
Sito web: https://fondoambiente.it/luoghi/villa-e-collezione-panza